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Triturus carnifex (Laurenti, 1768)
Tritone crestato italiano

SISTEMATICA E TASSONOMIA
Phylum: Chordata
Classe: Amphibia
Ordine: Urodela
Famiglia: Salamandridae
Sinonimi: Triturus cristatus carnifex (Laurenti, 1768); Triton cristatus platycephalus Fatio, 1872
Un tempo riconosciuto come razza geografica di T. cristatus, recenti studi cariologici ne hanno elevato il rango a piena specie.
Si differenzia da T. cristatus, oltre che per il diverso areale di distribuzione, per le zampe anteriori proporzionalmente più lunghe, la pelle meno verrucosa, l’assenza della punteggiatura bianca sui fianchi e per la presenza di una stria vertebrale chiara, generalmente gialla, spesso presente nelle femmine.
Tra i tritoni italiani è la specie che raggiunge le più grosse dimensioni.

CARATTERISTICHE
È il più grande tritone italiano (fino a 14-18 cm compresa la coda) e presenta parti ventrali del tronco di colorazione gialla o giallo-aranciata, con macchie nere isolate o fuse a formare figure di varie forme.
Si distingue da T. cristatus per avere, oltre a parametri morfometrici differenti, la pelle meno verrucosa, punteggiatura bianca dei fianchi assente o ridotta e la stria vertebrale gialla sempre presente nella femmina.
Il dimorfismo sessuale è molto accentuato, soprattutto durante la stagione riproduttiva. Le femmine raggiungono dimensioni maggiori di quelle dei maschi, presentano spesso una stria vertebrale giallastra e hanno una cloaca piatta e poco saliente nella sua porzione ventrale. I maschi, durante la stagione riproduttiva, presentano caratteri sessuali secondari molto appariscenti: cresta vertebrale alta anche più di un centimetro, con margine dentellato, presenza sui lati della coda di una banda bianco-lattea con riflessi sericei, cloaca rigonfia di forma emisferica.
La larva è lunga sino a 8 cm (ma quasi sempre un po' più piccola), si presenta di colorazione brunastra ed è caratterizzata dalla coda, che assottiglia gradualmente in un lungo filamento.
Rispetto ad altri tritoni, è meno legato agli habitat acquatici che frequenta soprattutto durante il periodo riproduttivo, mantenendosi nella parte centrale di essi. Sverna generalmente sotto le pietre o interrato, anche se occasionalmente può raggiungere l’ambiente acquatico già in autunno e svernare in acqua.
Le dimensioni delle singole popolazioni variano da diverse decine ad alcune centinaia di individui adulti. L’età media di maschi e femmine può variare a seconda delle popolazioni da 5-6 anni in popolazioni planiziali sino a 9 anni in popolazioni presenti in aree a Riserva integrale come la Val d’Aveto. Non sono emerse differenze significative nella distruzione delle età di maschi e femmine adulte.
La sex ratio nelle popolazioni riproduttive non si discosta significativamente dal valore unitario.
T. carnifex vive frequentemente in sintopia con altre specie di tritoni, in particolare L. vulgaris, M. alpestris e, nell’Italia peninsulare, L. italicus, con i quali non sono noti fenomeni di ibridazione.
Tra i predatori delle larve di tritone vi sono numerosi insetti acquatici, Coleotteri Ditiscidi, Emitteri e Odonati. Particolarmente pesante risulta la pressione predatoria esercitata dai Salmonidi, introdotti dall’uomo per scopi alimentari e ricreativi.
L’età media stimata in alcune popolazioni riproduttive dell’Italia settentrionale (Liguria), meridionale (Calabria) e della Svizzera è risultata, per entrambi i sessi, di circa 6 anni, con un picco di reclutamento (età a cui si ha la prima riproduzione) in corrispondenza della quarta classe d’età. Gli animali più longevi sono risultati di 18 anni.
Le larve sono predatrici di invertebrati acquatici di piccole e medie dimensioni. Nello spettro trofico riscontrato in una popolazione laziale di T. carnifex, i giovani presentano una dieta costituita prevalentemente da Crostacei (Copepodi, Ostracodi e Cladoceri), da Oligocheti e in misura minore da Ciliati. Nel Carso Triestino le larve assumono più di frequente cladoceri (58%), copepodi (43%), ostracodi (43%), larve di efimere (40%), di ditteri (30%) e di odonati (10%).
Negli adulti la dieta cambia a favore delle prede di più grandi dimensioni e i gruppi più rappresentati risultano quelli degli insetti, dei molluschi e degli Oligocheti. Gli adulti possono predare giovani e adulti di Lissotriton vulgaris, Mesotriton alpestris, Lissotriton italicus e in alcuni casi anche giovani della propria specie.
La composizione percentuale dei contenuti gastrici della popolazione del Monte Corno (Friuli) mostra circa 1/3 di insetti, 1/3 di crostacei (cladoceri e copepodi), 1/3 di uova e larve di anfibi. Nel Carso quest’ultima componente è ancora maggiore ed è rinvenibile nel 45% degli stomaci, mentre è invece minima o assente nei contenuti gastrici di M. a. alpestris e di L. vulgaris meridionalis.
Esistono comunque variazioni anche in questo parametro in Val d’Aveto anche se T. carnifex mantiene una dieta più varia di L. vulgaris meridionalis, quest’ultimo si nutre in parte di larve di tritoni, mentre il primo preda più spesso i girini di Rana temporaria.
In simpatria, la ripartizione delle risorse fra le tre specie si compie a vari livelli ecologici e trofici e in modo diverso fra i sessi e le classi di età.
I maschi raggiungono l’ambiente acquatico non appena le condizioni atmosferiche rendono possibili gli spostamenti a terra, a partire dalla fine di febbraio, nelle zone a più bassa quota o latitudine, ad aprile nelle località con clima più rigido.
Gli animali rimangono in acqua sino ad agosto anche se il picco di attività riproduttiva coincide con i primi mesi primaverili.
Le modalità riproduttive sono simili a quelle di M. alpestris. La deposizione della spermatofora da parte del maschio è preceduta sempre da una complessa successione di display comportamentali. La femmina depone le uova (sino ad un massimo di 400) singolarmente, attaccandole alla vegetazione o alle pietre del fondo.
In Friuli si è osservato l’inizio dell’attività fra la fine di Marzo e l’inizio di Aprile, con temperature dell’acqua fra 8.0° e 9°C. La deposizione si verificava invece con temperature dell’acqua fra i 15°-16°C.
Le uova schiudono dopo circa due settimane dalla loro deposizione. Lo sviluppo larvale dura circa tre mesi. Nonostante il ritardo della metamorfosi fin dopo il raggiungimento della maturità sessuale (neotenia) sia più comune in M. alpestris, se ne conoscono casi anche in questa specie.

COROLOGIA E DISTRIBUZIONE GENERALE
Entità a geonemia sudeuropea, è presente in Austria, nelle province di Salisburgo e Vienna, nella Baviera meridionale, in Slovenia e Croazia, nella Svizzera meridionale e, più a est, dalla Repubblica ceca meridionale alla Grecia nord occidentale.
In Italia risulta diffuso lungo tutta la penisola, mentre è assente in Sardegna, Corsica ed in Sicilia (dove esiste una segnalazione di Sava del 1844 sulle pendici dell’Etna, mai più confermata).
In Italia, il tritone crestato predilige le zone di bassa quota e raramente si spinge al di sopra dei 600-700 m di altitudine, anche se può raggiungere eccezionalmente i 1400 m sulle Alpi e i 1800 m di quota sugli Appennini.

DISTRIBUZIONE E HABITAT IN EMILIA-ROMAGNA
Specie ampiamente distribuita sull'intera superficie regionale
A terra, il tritone crestato vive in campi, prati e boschi, mai troppo lontani dal sito di riproduzione.
Gli ambienti acquatici colonizzati sono generalmente laghi di piccola estensione, stagni, pozze, canali e risorgive con debole corrente, preferibilmente con una ricca vegetazione acquatica sommersa ed emergente.

STATO DI CONSERVAZIONE DELLE POPOLAZIONI REGIONALI
Valutazione IUCN regionale: LC
Valore conservazionistico delle popolazioni regionali: COMPLETARE Il terriotorio dell' Emilia -Romagna ricade tutto nel suo areale nazionale; per questo la specie risulta ben diffusa e con una certa signicatività a livello nazionale.
COMPLETARE La specie è comune e presente abbastanza frequentemente nei corpi d'acqua che non hanno subito antropizzazzazione e le cui acque sono di buona qualità.

PRINCIPALI FATTORI DI MINACCIA
L’inquinamento dei corsi d’acqua, le canalizzazioni artificiali dei ruscelli, la captazione delle piccole sorgenti e l’aumento della pressione predatoria dovuta a ripopolamenti ittici sono tra le principali cause del declino di questa specie.

MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE
- Protezione assoluta della specie, con divieto di prelievo di esemplari in natura

- Protezione alle aree in cui questo Anfibio è ancora presente.
- Conservazione e gestione compatibile dei potenziali habitat riproduttivi, in particolare delle piccole pozze alimentate da sorgenti, delle vecchie fontane con lavatoio e degli abbeveratoi.
- Nei siti di riproduzione, divieto di introduzione di specie ittiche e specie alloctone che, in modo diretto o indiretto, possano provocare danni alle ovature, alle larve e agli adulti.
- Potenziamento dei siti riproduttivi (ad esempio mediante la creazione di nuove pozze e vasche).
- Predisposizione di habitat sostitutivi in zone idonee.
- Monitoraggio dei siti riproduttivi e dello status delle popolazioni. Evitare l’ingresso, nei

SEGNALAZIONI NELL'OASI
DATA STAZIONE RILEVATORE NOTE
13/05/2017 Pozze recintate chiuse Andrea Serra (Ecosistema) 1 larva
01/05/2014 Pozze recintate aperte Andrea Serra (Ecosistema) Larve in acqua
25/04/2014 Pozze Stagni Guglielmo Subadulti e larve in acqua
21/04/2013 Pozze Andrea Serra (Ecosistema) adulti e immaturi
07/04/2013 Pozze recintate aperte Andrea Serra (Ecosistema) femmina in acqua
07/04/2013 Pozze Andrea Serra (Ecosistema) adulti
16/03/2013 Pozze Andrea Serra (Ecosistema) Adulto

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