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Hyla intermedia Boulenger, 1882
Raganella italiana

SISTEMATICA E TASSONOMIA
Phylum: Chordata
Classe: Amphibia
Ordine: Anura
Famiglia: Hylidae
Sinonimi: Hyla italica Nascetii, Lanza & Bullini, 1995
Le popolazioni di raganella del territorio italiano erano fino a poco tempo fa ascritte alla specie politipica Hyla arborea. Recenti ricerche hanno tuttavia evidenziato l'elevato grado di differenziazione genetica delle popolazioni italiane rispetto a quelle centro-europee e hanno quindi proposto di dare alle popolazioni di raganella italiana il rango di piena specie (Nascetti et al., 1995). Queste ricerche hanno inoltre rilevato un'area di contatto tra gli areali di H. arborea e della raganella italiana (H. intermedia). Questa zona è situata nel Friuli orientale in prossimità del confine con la Slovenia. In questa regione, in particolare a Tarvisio e Sgonico, sono state catturate raganelle appartenenti alla specie H. arborea.
Sempre nello stesso studio (Nascetti et al., 1995) è stato evidenziato che le popolazioni a nord dell’Appennino Tosco-Emiliano differiscono geneticamente da quelle presenti a sud della catena montuosa; tra di esse esiste infatti una DNei media di 0,05, superiore a quella trovata fra le varie popolazioni sinora analizzate di H. a. arborea (DNei 0,02). Ciò è stato pienamente confermato anche da uno studio più recente (Canestrelii et al. 2006) dove è stato analizzato il differenziamento genetico fra 33 popolazioni di H. intermedia dell’Italia e del Canton Ticino, sia a livello nucleare (23 loci allozimici) sia mitocondriale (mtDNA); in particolare l’esame di quest’ultimo ha evidenziato l’esistenza di due ben distinti gruppi di popolazioni, ai quali è con ogni probabilità attribuibile il valore di sottospecie. La catena appenninica settentrionale ha verosimilmente funzionato da barriera, riducendo il flusso genetico fra i due gruppi.

CARATTERISTICHE
La specie è distinguibile con sicurezza da H. arborea solo su base genetica (Nascetti et al.,(1995). Secondo gli stessi autori l’unica differenza morfologica accertata riguarda le dimensioni del timpano, un po’ più grandi in H. intermedia, ma solo dal punto di vista statistico.
Secondo Lapini et al. (1999) H. intermedia e H.arborea differiscono anche perché la prima è in media più piccola e ha il profilo del muso meno squadrato e gli arti posteriori relativamente più corti; inoltre la colorazione delle parti dorsali, seppure assai variabile in ambedue le specie, appare meno contrastata in H. intermedia. Di H. intermedia sono noti anche esemplari albini, peraltro assai rari (Lapini, 2005).
Lo Boulenger stesso distinse la var. intermedia in base ad esemplari raccolti a Bologna e in Sicilia che avevano i lati della gola invasi dal verde dorsale; questo carattere, ritenuto dall'autore di tipo diagnostico, in realtà compare di rado anche in H. arborea ed è tuttavia di presenza occasionale pure in H. intermedia.
H. intermedia è un piccolo anuro arboricolo di dimensioni piuttosto ridotte (in genere 30-40 mm, con un massimo di 55 mm per le femmine), di aspetto slanciato, con testa relativamente piatta e muso corto.
La specie è dotata di capacità mimetiche, grazie alla possibilità di variare il colore secondo il substrato, la temperatura e lo stato fisiologico dell'animale. Le parti superiori del corpo sono in genere di colore verde brillante, ma con diverse variazioni cromatiche anche nello stesso individuo (verde-oliva, giallastro, grigio, bruno). Sono noti anche individui con colorazioni azzurre.
Le parti superiori sono separate dal ventre biancastro da una striscia laterale brunastra, marginata di giallo o bianco, che ha inizio all'altezza della narice, attraversa occhio e timpano e continua fino all'inguine, dove forma un breve prolungamento verso l'alto.
La pelle, liscia sul dorso, è granulosa sul ventre per la presenza di formazioni ghiandolari che producono una secrezione adesiva.
Gli occhi non molto grandi e presentano con pupille a forma ellittica orizzontale. Il timpano è ben distinto, piccolo e leggermente più largo che in H. arborea. Le parotoidi sono assenti. La lingua risulta corta, moderatamente libera e incisa posteriormente. Sono sempre presenti i denti vomerini, disposti in due gruppi situati fra le coane.
Le dita sono provviste di disco apicale adesivo. Quelle della mano sono fornite di palmatura rudimentale, talora appena distinta, mentre quelle dei piedi sono più o meno estesamente palmate.
Il maschio è dotato di sacco vocale sotto la gola, di forma sferica e colore giallastro; a riposo è grinzoso e più scuro. La femmina ne è priva e la sua gola si presenta chiara e liscia. I maschi sono di taglia inferiore alle femmine e, durante la stagione riproduttiva, presentano granuli cornei incolori sulle dita più interne degli arti anteriori (in genere alla base del primo dito della zampa).
I girini alla schiusa sono lunghi pochi millimetri ed hanno colore olivastro. Crescendo, assumono colorazione dorsale color oliva-brunastra, mentre ai lati del corpo sono presenti macchie dorate e il ventre è biancastro. Il corpo è lungo la metà della coda, lo spiracolo si trova nella parte sinistra, più vicino all’estremità posteriore. Gli occhi sono laterali e rimangono visibili anche osservando l’animale dal ventre. La coda è lunga almeno il doppio dell’altezza, presenta l‘apice appuntito ed ha colorazione giallastra, punteggiata, spesso con una stria scura a metà altezza. La cresta dorsale si estende in avanti fino al livello degli occhi, quella ventrale, della stessa altezza, supera anteriormente l’apertura anale posta leggermente a destra. Prima della metamorfosi i girini possono raggiungere i 5 cm di lunghezza.
L’uovo ha un diametro di 1,5-2 mm (3-4 mm con involucro gelatinoso). Quando ancora indiviso ha il polo animale grigio o brunastro chiaro e quello vegetativo bianco-giallastro. Le uova sono deposte in singole masserelle rotondeggianti, grandi al massimo come una nocciola o una piccola noce.
Gli adulti hanno costumi in prevalenza arboricoli, grazie al potere adesivo dei dischi sottodigitali, coadiuvato da quello delle parti ventrali che vengono tenute schiacciate contro il substrato; tali peculiarità permettono di arrampicarsi anche su pareti del tutto lisce, verticali o persino aggettanti, e, unitamente al notevole sviluppo degli arti posteriori, di compiere salti di eccezionale lunghezza e spettacolari acrobazie tra le fronde di alberi, arbusti e canne,dove, almeno da adulte, trascorrono gran parte del loro periodo di attività.
L’adulto è prevalentemente crepuscolare e notturno al di fuori del periodo degli amori, ma, in condizioni particolari di temperatura e umidità, gli animali sono attivi anche di giorno e si trattengono perfino in zone soleggiate, grazie all’inconsueta resistenza alla disidratazione.
H. intermedia preferisce temperature dai 18 ai 25 °C, ma ben sopporta un intervallo più ampio, dai 10 °C ai 35 °C e tale adattabilità le consente di rimanere attiva tutto l'anno. Negli inverni più rigidi può comunque andare in letargo e durante le estati più calde può entrare in estivazione. In queste situazioni il periodo di inattività viene trascorso solitamente in tane scavate a terra o precedentemente occupate da altri animali, ma sono utilizzati pure anfratti tra le pietre e cavità tra le radici degli alberi.
Il principale mezzo di difesa è il mimetismo, ma quando viene minacciata secerne una sostanza tossica, irritante se portata a contatto delle mucose. Se disturbate, le larve di raganella italiana si dirigono invece verso la superficie del corpo d’acqua, a differenza di quanto fanno quelle di H. arobrea che hanno una direzione di fuga verso il fondo.
Le popolazioni riproduttive sono costituite da un numero variabile di individui adulti: da poche decine a molte centinaia.
Durante la stagione riproduttiva le raganelle possono essere predate da numerose specie di vertebrati: mammiferi, uccelli acquatici e rettili (soprattutto Natrix). Le uova e le larve vengono catturate da pesci (Micropterus, Esox, Perca, Gambusia), rettili (Natrix), coleotteri acquatici e larve di libellula. La specie è soggetta a malattie di origine virale, batterica e micotica.
H. intermedia, inoltre, è spesso sintopica e sincronica con altre specie di anfibi Anuri, in particolare Bufotes viridis e Pelophylax lessone/P.kl. esculentus. Quest’ultimo gruppo di specie può talv
Le larve si cibano di detrito organico, materia vegetale (alghe e piante vascolari idrofite) e plancton (soprattutto protozoi, rotiferi e microcrostacei).
La dieta degli adulti e degli immaturi è composta quasi esclusivamente da insetti (ditteri, larve ed adulti di lepidotteri e coleotteri), ma sono predati anche ragni, formiche, lumache e altri piccoli invertebrati. Sono capaci di catturare gli insetti in volo: grazie alla vista sensibile ai minimi movimenti della preda individua il bersaglio, che viene catturato con agili balzi estroflettendo la lingua appiccicosa.
Il rapporto sessi nelle popolazioni riproduttive varia da un minimo di 3 ad un massimo di 6 maschi per femmina.
La maturità sessuale è raggiunta al secondo o al terzo anno di età. Le femmine tendono generalmente a maturare un anno più tardi dei maschi.
Il periodo riproduttivo, a seconda della quota, inizia fra la fine di febbraio e maggio e si protrae fino a luglio-agosto; nelle stazioni ad elevata altitudine, tuttavia, l’inizio può ritardare fino a maggio-giugno. In condizioni climatiche favorevoli, nei siti di pianura e collina, si possono talora avere anche deposizioni autunnali, fino a tutto ottobre. Pure in questa specie l’attività riproduttiva è in genere unimodale, ma, in caso di situazioni meteorologiche primaverili particolarmente sfavorevoli, può interrompersi e riprendere poi con il ritorno di una situazione migliore, mostrando quindi un andamento bimodale, come osservato ad esempio in Piemonte. Dagli studi sugli aspetti ecologici dei siti riproduttivi nell’Italia settentrionale, sembra che la specie preferisca corpi d’acqua aperti e soleggiati, spesso solo temporanei, con vegetazione in media quantità; sono comunque utilizzati anche altri ambienti. In certi casi H. intermedia depone in pozze di recentissima formazione e quindi del tutto instabili, con conseguente elevata mortalità di uova e larve. Occasionalmente, come in provincia di Viterbo, si riproduce anche in acque termali sulfuree.
La migrazione verso il sito riproduttivo si compie durante le notti piovose, con temperature dell’aria di 6°-8°C. I maschi all’imbrunire scendono dai ripari diurni nella vegetazione e raggiungono il sito.
Qui, organizzati in cori, iniziano una intensa attività canora. La femmina raggiunge il sito attirata dal richiamo maschile e inizia l’accoppiamento selezionando il proprio partner sulla base delle caratteristiche acustiche del canto. Il canto è molto simile a quello di H. arborea, ma ancora non sono stati effettuati studi dedicati alle differenze bioacustiche tra le due specie.
In condizioni di elevata densità maschile alcuni individui possono adottare tattiche riproduttive alternative. In questi casi alcuni maschi possono rimanere silenti e cercano di intercettare le femmine durante i loro spostamenti in acqua.
L’accoppiamento è ascellare e dura poche ore, le uova (circa 1.000) sono deposte in masserelle grandi quanto noci che vengono attaccate alla vegetazione sommersa, a una profondità di 5-10 cm.
Le uova schiudono dopo circa due settimane dalla loro deposizione e lo sviluppo larvale si protrae in genere per quasi 70 giorni. Con una temperatura dell’acqua relativamente elevata, come nelle risaie, può compiersi invece in meno di 2 mesi.
Nelle regioni dove avvengono deposizioni tardive (estate e autunno), si è osservato la svernamento delle larve in acqua e il completamento della metamorfosi nella primavera successiva. Questo tipo di svernamento sembra meno occasionale in H. intermedia rispetto alle popolazioni italiane di H. arborea.
I neometamorfosati hanno dimensioni medie di 1.5 cm.

COROLOGIA E DISTRIBUZIONE GENERALE
È specie endemica del Canton Ticino (Svizzera), della penisola italiana e della Sicilia. Nella penisola italiana è ben segnalata in tutte le regioni, ad eccezione della Liguria dove sono note poche popolazioni e della Valle d'Aosta, dove probabilmente è estinta. In Sardegna e nell’Arcipelago Toscano viene sostituita da Hyla sarda (De Betta, 1857).
La raganella italiana predilige le regioni pianeggianti e collinari, anche se la sua presenza è stata segnalata sull'arco Alpino a quote superiori ai 2000 m (Lanza, 1983) e sui 1800 m nei Monti Nebrodi, in provincia di Messina (Emanueli, 2006).
Come per H. arborea, la raganella italiana ha subito negli ultimi anni un significativo declino sia in termini di numero di popolazioni che di consistenza numerica di ciascuna popolazione.

DISTRIBUZIONE E HABITAT IN EMILIA-ROMAGNA
Specie prevalentemente diffusa nell'area padana, dalla costa alla pianura interna, con rarefazione progressiva in senso altitudinale nel settore appenninico, dove invece si osserva soprattutto in aree collinari. È comuneque segnalata ad un'altitudine massima di 1430 m.
Gli ambienti acquatici preferiti dalla raganella italiana sono pozze, stagni o piccoli bacini circondati da una ricca vegetazione arbustiva e di alto fusto, tifeto o fragmiteto (Pavignano et al., 1989). La raganella è capace di sopravvivere in condizioni di intensa aridità e ciò le consente, terminata la stagione riproduttiva, di spingersi anche a diversi chilometri di distanza dal sito riproduttivo, anche ai margini di aree coltivate.

STATO DI CONSERVAZIONE DELLE POPOLAZIONI REGIONALI
Valutazione IUCN regionale: LC
Valore conservazionistico delle popolazioni regionali: Popolazione ben distribuita negli ambienti planiziali, in alcune zone del suo areale di distribuzione le popolazioni sembrano in forte regresso: valore conservazionistico Medio
Si evidenzia una certa rarefazione delle popolazioni, con numerose situazioni localizzate decisamente critiche.

PRINCIPALI FATTORI DI MINACCIA
La situazione H. intermedia appare meno preoccupante rispetto a quella di H. arborea centroeuropea, anche se un netto declino è stato osservato comunque osservato anche nelle nostre popolazioni.
Fra le cause principali del declino, la principali è costituita dal degrado, dalla semplificazione o dalla distruzione degli habitat di specie causata dal mutamento delle tecniche agricole, in particolare attraverso:
- la generalizzazione delle colture intensive, con scomparsa di siepi arborate, di piccole zone umide residue e di vegetazione ripariale utilizzata dalla specie;
- l'impiego considerevole di pesticidi e diserbanti, che causano anche alterazioni delle reti trofiche e rarefazione delle prede;
- eutrofizzazione delle acque dei siti riproduttivi in seguito all'uso di concimi chimici.
Non secondaria è anche la perdita di habitat causata dall'urbanizzazione di aree rurali o naturali prodotta dalla costruzione di nuove aree edificate a uso civile, artigianale, industriale e di nuove infrastrutture lineari (in particolare la viabilità). Queste ultime infrastrutture non solo possono provocare una perdita secca di habitat, ma incrementano la frammentazione del territorio e dei corridoi ecologici indispensabili agli spostamenti della specie
A questi fattori di minaccia si aggiunge anche l’eccessiva pressione predatoria esercitata sui girini da specie introdotte negli speccihi idrici dall’uomo per scopi ricreativi o di profilassi, opure ancora alloctone sfuggite all'allevamento. Tra queste, di particolare impatto sono il persico trota (Micropterus salmoides), la gambusia (Gambusia holbrooki) ed il gambero della Louisiana (Procamabrus clarkii).
Esemplari di H. intermedia (come di altri anfibi) vengono catturati illegalmente per la terraristica, diminuendo il numero di adulti in grado di riprodursi presenti in natura.

MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE
- Mantenimento dei livelli idrici nei siti riproduttivi.
- Divieto di introduzione di ittiofauna nei piccoli corpi idrici.
- Creazione/mantenimento di fasce vegetate (anche strutturate) lungo le sponde dei biotopi idonei alla riproduzione.

SEGNALAZIONI NELL'OASI
DATA STAZIONE RILEVATORE NOTE
04/06/2018 OASI (in generale) Maselli Mirco neometamorfosato
19/06/2016 Lago maggiore (canneto centrale) Andrea Serra (Ecosistema)
01/05/2014 Lago maggiore (canneto centrale) Andrea Serra (Ecosistema) canti
07/04/2013 Pozze recintate aperte Andrea Serra (Ecosistema)
07/04/2013 Pozze Andrea Serra (Ecosistema) adulti
16/03/2013 Pozze Andrea Serra (Ecosistema) Adulto
17/03/2007 Bacino di valle Andrea Serra (Ecosistema)

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