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Bufotes balearicus (Boettger, 1880)
Rospo smeraldino italiano

SISTEMATICA E TASSONOMIA
Phylum: Chordata
Classe: Amphibia
Ordine: Anura
Famiglia: Bufonidae
Sinonimi: Pseudepidalea viridis (Laurenti, 1768); Bufo viridis Laurenti, 1768; Pseudepidalea balearica (Boettger, 1880); Bufo lineatus (Ninni, 1879)
Il genere Bufotes corrisponde a ciò che diversi autori consideravano un tempo il gruppo "Bufo viridis". Alcuni studiosi propongono per questo genere il nome Pseudepidalea, per affinita filogenetica con Rospo calamita (Epidalea calamita). In base alle attuali conoscenze, a Pseudepidalea può essere riconosciuto solo un eventuale rango di sottogenere.
B. balearicus era considerato parte del gruppo "Bufo viridis" assieme ad altri taxa simili, mentre oggi sono riconosciute ben 16 entità sistematiche distinte.
Oltre a B. balearicus, in Italia vengono segnalate 2 delle 16 specie del genere:
- B. viridis (Laurenti, 1768), Rospo smeraldino europeo - Presente in Europa centro-orientale, dai confini orientali della Francia e dalla Germania sino alla Russia asiatica, al Kazakhistan e al sud della Grecia (compresa Cipro). In Italia vive in Friuli Venezia-Giulia e in parte del Veneto.
- B. siculus (Stöck, Sicilia, Belfiore, Buckley, Lo Brutto, Lo Valvo, Arculeo, 2008), Rospo smeraldino siciliano - endemico della Sicilia, ad eccezione della zona di Messina fino al nord di Catania, e delle isole di Favignana e di Ustica.
Secondo Lanza ed altri sarebbe più corretta la denominazione di Bufo lineatus, derivando la denominazione da Bufo viridis var. lineata Ninni, 1879 e considerando un sintipo della Collezione zoologica del Civico Museo di Venezia, locus typicus "Venezia". Per Stöck ed altri, Bufo lineatus sarebbe semplicemente un sinonimo junior di Bufo viridis. Razzetti infine suggerisce che il nome potrebbe anche essere considerato un sinonimo senior di Bufo sicula. Considerata la confusione interpretativa, è prudente al momento non utilizzare tale binomio.

CARATTERISTICHE
Anuro con corpo tozzo e tondeggiante, con pelle molto ruvida o verrucosa, zampe corte e dimensioni che raggiungono 6-8 cm nel maschio e 8-10 cm nella femmina.
La pupilla ha forma ellittica, con asse maggiore orizzontale; l’iride è giallo-verdastra o verdastra, venata o vermicolata di nero. Il timpano è piccolo e accostato alle orbite. I fori delle narici guardano verso l'alto.
Le parti dorsali vanno dal biancastro, al bianco-giallastro, al rosato e al grigio chiaro, con un numero variabile di macchie verdi-giallastre, verdi-grigiastre, olivacee o color erba, solitamente marginate di scuro, talora attenuate o mancanti nei maschi; sono spesso presenti anche macchiette e punti rossi. I tubercoli degli angoli della bocca, dei fianchi e a volte del dorso sono rossastri o rossi, colore che eccezionalmente prende quasi il sopravvento sul resto della colorazione.
Le parti ventrali sono bianco-sporche, uniformi o variamente macchiate di nerastro od olivaceo.
Il maschio si distingue dalla femmina per avere gli arti anteriori molto più robusti, la palmatura dei piedi molto più estesa, il primo dito interno della mano provvisto di una grossa callosità e un sacco vocale golare comunicante con la cavità della bocca per mezzo di una fessura aperta nella parte destra o sinistra del pavimento orale; durante la fregola si sviluppano gruppi di escrescenze cornee nerastre lungo il lato interno delle prime tre dita della mano e sul tubercolo carpale interno.
Non è segnalata elevata variabilità tra una popolazione e l'altra, ma all'interno delle singole popolazioni possono invece convivere individui scuri (quasi totalmente bruni) e individui molto chiari con macchie in risalto.
La larva è simile a quella del rospo comune, ma più grande (lunghezza al momento della metamorfosi sino a 4,5-5 cm) e con la distanza interoculare relativamente minore (circa 1 volta e mezzo quella fra le narici). La cresta caudale dorsale è convessa e un po’ più alta di quella ventrale. La seconda serie superiore di cheratodonti è più o meno ampiamente interrotta a metà. Il corpo ha le parti dorsali bruno-olivacee o grigio-olivacee, uniformi o macchiettate di scuro, e quelle ventrali bianco-grigiastre; le creste caudali sono bianco-grigiastre, con o senza macchiette o punteggiature brune.
L’uovo è simile a quello del rospo comune, ma di regola più piccolo (diametro 1-1,6 mm). Le uova, ognuna protetta da un rivestimento mucillaginoso, sono contenute in un cordone gelatinoso trasparente come il vetro, lungo 2-5 m, passibile di essere fortemente stirato, abbandonato sul fondo dei luoghi di riproduzione e qua e là avvolto alla vegetazione sommersa. Come nel rospo comune, le uova sono disposte in 3-4 file regolari, che si riducono però a 2 quando il cordone è moderatamente allungato.
Come tutti i rospi smeraldini, è specie meno notturna di rospo comune. Frequenta gli spazi aperti di notte ma soprattutto nelle ore crepuscolari. Talvolta può essere essere osservata anche di giorno, ma di solito resta nascosta in rifugi sotto pietre, tronchi, vegetazione.
Procede camminando o saltellando ma, se spaventato, fugge con veloci e brevissimi balzi.
Nella maggior parte dell’areale, il rospo smeraldino italiano vive in simpatria con il rospo comune, ma in ambienti più maturi sembra subirne decisamente la competizione.
Non è comunque raro il caso in cui entrambe le specie sfruttino gli stessi siti riproduttivi. In queste situazioni, vari fattori attenuano i possibili fenomeni di competizione. Il più imoprtante è costituito dalla ridotta sovrapposizione temporale: la stagione riproduttiva del rospo comune ha infatti inizio più precoce e durata più breve rispetto a quella del rospo smeraldino italiano. Non a caso anche l’ibridazione in natura fra le due specie risulta piuttosto rara.
Maneggiati, i rospi smeraldini emettono una secrezione di odore agliaceo ed eventualmente anche una secrezione lattescente irritante per le mucose, simile a quella prodotta dal rospo comune.
Grazie alle secrezioni emesse, non risente di intensa pressione predatoria. Molti mammiferi, qualche uccello e qualche rettile (soprattutp serpenti del genere Natrix) possono occasionalmente predare il rospo smeraldino italiano.
La massima longevità nota in natura è di 11 anni per ambedue i sessi.
Le larve sono onnivore, ma in netta prevalenza vegetariane e detritivore. Come gli adulti di rospo comune, quelli di rospo smeraldino italiano sono noti per la voracità: tipicamente insettivori, si cibano di ogni tipo di invertebrato, anche di grosse dimensioni (es. grossi lombrichi).
La maturità sessuale è raggiunta di regola all’età di 3-4 anni nei maschi e di 4-5 anni nelle femmine. La sex-ratio è solitamente molto sbilanciata a favore del sesso maschile e in qualche caso può arrivare addirittura a un rapporto di 14,5:1.
Il richiamo del maschio è udibile durante tutto il periodo della fregola, giorno e notte, ma soprattutto al crepuscolo e nelle prime ore di oscurità, di rado nelle prime ore del mattino.
Il canto di richiamo, grazie alla presenza del sacco vocale, è relativamente forte e si può percepire fino a una discreta distanza; è un verso inconfondibile rispetto a quello degli altri nostri Anuri, ma può essere scambiato con il canto di certi grilli: un trillo piuttosto intenso e acuto, con interruzioni più frequenti di quello somigliantissimo prodotto dal grillotalpa. Sembra che le femmine siano maggiormente attratte da canti più intensi, più prolungati e con frequenza più bassa.
Il canto di rilascio, più breve e meno forte di quello di richiamo, è emesso nelle competizioni fra maschi e ha lo scopo di indurre il rilascio da parte di un altro individuo di sesso maschile che tenti un falso accoppiamento.
Sia il canto di richiamo sia quello di rilascio hanno una certa variabilità a seconda delle popolazioni, ciò che potrebbe favorire la speciazione all’interno del genere.
Come nel rospo comune, di regola i maschi precedono di qualche giorno l’arrivo delle femmine nei siti riproduttivi. Per la deposizione sono spesso utilizzati corpi d’acqua ancora poco stabilizzati o temporanei, meno frequentati dal B. bufo, con scarsa vegetazione acquatica e di preferenza poco profondi: pozze di origine meteorica o da esondazione, bassure allagate in aree incolte o coltivate, pozze in cave abbandonate o addirittura in cantieri edili, stagni retrodunali, fossati e canali con acqua ferma o a debole corrente, bassi acquitrini, risaie, vasche in parchi e giardini.
Per quanto riguarda la riproduzione, si tratta quindi di una specie pioniera e più opportunista del rospo comune. Le competizioni tra maschi e gli accoppiamenti multipli con una stessa femmina risultano abbastanza frequenti, come in rospo comune.
La durata dell’accoppiamento, di tipo ascellare, è compresa fra alcune ore e vari giorni. La femmina emette per ogni ovodeposizione 5.000-17.000 uova (in media attorno a 9.000); le modalità del trattamento del cordone da parte della coppia sono del tutto simili a quelle riscontrate in B. bufo. Rispetto a quest’ultimo, il diametro delle singole uova e lo spessore del cordone sono per lo più leggermente inferiori.
Dopo la deposizione, in genere le femmine si allontanano subito dal corpo d’acqua, mentre i maschi permangono ancora a lungo, in attesa di altri accoppiamenti.
Di regola le larve fuoriescono dalle uova in meno di una settimana e metamorfosano da 1 mese e mezzo a 2 mesi dallo sgusciamento, trasformandosi in piccoli lunghi 10-17 mm; quest’ultimi al momento della quiescenza invernale avranno già più o meno raddoppiato la loro lunghezza.

COROLOGIA E DISTRIBUZIONE GENERALE
La specie è presente in tutta la penisola italiana tranne in Friuli-Venezia Giulia e parte del Veneto (areale di Bufotes viridis). Nelle isole è presente in Sardegna (per alcuni studiosi viene però ritenuta specie diversa) e in Sicilia, dove vive solo nella provincia di Messina, fino a nord di Catania. È presente anche in Corsica e nelle isole Baleari (da cui deriva l'epiteto specifico). Secondo alcuni autori, la specie sarebbe stata introdotta in queste ultime isole durante l'Età del Bronzo da popolazioni naturalmente presenti in Corsica e/o in Sardegna.

DISTRIBUZIONE E HABITAT IN EMILIA-ROMAGNA
Distribuito in tutto il settore padano del territorio regionale
Come tutte le specie del genere Bufotes, B. balearicus è decisamente più termofila rispetto al rospo comune. Ad esempio, in Italia solo di rado si spinge a quote superiori ai 1000 m (Sardegna, Italia meridionale), prediligendo invece le regioni costiere e le zone sabbiose presenti in pianure, aree vallive, ambienti retrodunali, fiumi, canali, ambienti agricoli e aree urbanizzate. Sebbene non manchi del tutto nelle zone boschive (soprattutto quelle costiere), ha scarsa propensione per le aree forestate di alta collina o di montagna, prediligendo in queste fasce altitudinali le aree aperte di tipo steppico (anche derivanti dalla degradazione di superfici prima forestate o cespugliate).
Durante la stagione riproduttiva, la specie si trova spesso anche nelle zone di confluenza in mare di piccoli rigagnoli e torrenti, in acque con elevato grado di salinità. È infatti una specie eurialina e le larve sono in grado di vivere in acque con un elevato tenore di NaCl.
È infine specie opportunista e colonizzatrice di stagni retrodunali, di ghiareti, o comunque di pozze di recente formazione, spesso transitorie, con vegetazione acquatica scarsa o assente e ampia visibilità del cielo. Per tale ragione la si può trovare spesso in pozze formatesi a seguito di scavi effettuati dall’uomo (cantieri edili, cave di estrazione).

STATO DI CONSERVAZIONE DELLE POPOLAZIONI REGIONALI
Valutazione IUCN regionale: LC
Valore conservazionistico delle popolazioni regionali: Popolazione ben distribuita negli ambienti planiziali, ma presenta a livello europeo e italiano una situazione più critica, valore conservazionistico Medio

PRINCIPALI FATTORI DI MINACCIA
Le pratiche agricole e l'urbanizzazione portano alla frammentazione e alla scomparsa generalizzata di biotopi frequentati dalla specie, l'uso di sostanze chimiche in agricoltura provoca l'alterazione della rete alimentare e la rarefazione delle prede. L'inquinamento delle acque superficiali ne altera gli habitat riproduttivi.

MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE
- Creazione di piccole pozze e raccolte d'acqua temporanee.
- Limitazione l'uso di agenti chimici nelle pratiche agricole nei terreni limitrofi ai siti riproduttivi.

SEGNALAZIONI NELL'OASI
DATA STAZIONE RILEVATORE NOTE
29/05/2016 Casa della Natura Andrea Serra (Ecosistema)
18/05/2013 Via Rio Conco davanti all'Oasi Andrea Serra (Ecosistema) alcuni adulti e subadulti in attraversamento
12/04/2013 Lungo Reno Andrea Serra (Ecosistema) canti
12/04/2013 Bacino di valle Andrea Serra (Ecosistema) canti

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