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Aquila chrysaetos (Linnaeus, 1758)
Aquila reale

SISTEMATICA E TASSONOMIA
Phylum: Chordata
Classe: Aves
Ordine: Accipitriformes
Famiglia: Accipitridae
Già Falco Chrysaëtos Linnaeus, 1758, è una specie con corologia oloartica. La specie comprende sei sottospecie. La nominale chrysaetos si trova in Eurasia (esclusa la Spagna) fino alla Siberia e all’Altai; la homeyeri (Severtzov, 1888) in Spagna e Nord Africa, includendo l’Egitto, Creta e l’Asia minore, fino al Caucaso e all’Iran; la daphanea (Severtzov, 1888) dal Turkmenistan fino alla Manciuria, alla Cina sud-occidentale e all’India settentrionale e Pakistan; la kamtschatica (Severtzov, 1888), in Asia, dalla Siberia occidentale e Altai (dove si sostituisce alla chrysaetos) verso Est; la japonica (Severtzov, 1888) in Corea e Giappone; la canadensis (Linnaeus, 1758) in Nord America. In Italia è presente la sottospecie nominale.

CARATTERISTICHE
Grande e potente aquila con testa e collo lunghi, becco largo, lunghe ed ampie ali e coda lunga e squadrata.
Specie con lieve dimorfismo sessuale (femmina più grande e più scura). Abito riproduttivo caratterizzato da colorazione complessivamente bruna, più scura sul petto e diversificata su dorso e sopra-ala; area dorata sulla parte posteriore del capo e del collo in contrasto con gola e lati della testa scuri; iride da bruno a giallo o rossiccio, cera e dita gialle, becco con base grigia ed apice nero. Giovane bruno-scuro con chiazze bianche sulle ali; iride bruno scuro.
L’adulto in volo, visto da sotto, ha copritrici brune e remiganti grigie alla base; da sopra, ben visibile il contrasto fra l’ampia zona pallida delle copritrici mediane e delle remiganti con le grandi copritrici grigie e barrate di scuro; coda bicolore con banda terminale scura e parte interna grigia, ampiamente barrata. Il giovane, visto sia da sotto che da sopra, ha un’area biancastra nel centro dell’ala, alla base delle primarie interne e delle secondarie esterne, contrastante con la restante parte dell’ala bruna; coda in gran parte bianca con ampia banda terminale nerastra.
Il giovane è facilmente identificabile anche se confondibile con Buteo lagopus che risulta però più piccolo e snello; in volo, gli adulti sono difficilmente confondibili con altre specie soprattutto per la silhouette a V delle ali.
Specie territoriale. Forte legame monogamico per tutta la vita (anche se la riproduzione non avviene tutti gli anni) e stretto legame con il territorio durante l’anno. Volo con battute molto ampie e lente, alternate a planate di alcuni secondi; ali sollevate e con leggera forma a V in volteggio. Caccia sia all’agguato che in volo esplorativo cercando di sorprendere le prede sfruttando gli ostacoli naturali. Spesso caccia in coppia: un individuo vola basso per spaventare la preda e l’altro dall’alto la ghermisce. Generalmente cattura la preda a terra ma nel caso di uccelli anche in volo. Passa molto tempo appollaiata e vola in genere nella parte centrale della giornata utilizzando le correnti ascensionali.
L’alimentazione è costituita prevalentemente da Uccelli e Mammiferi ma anche Rettili ed occasionalmente Insetti e Pesci. Si nutre anche di carogne. Sull’Appennino centrale i mammiferi costituiscono il 71% delle prede (86% della biomassa; la lepre è la specie più predata) e gli uccelli il 29% (14% della biomassa; Ragni et al. 1986).
Specie nidificante in Italia. Nidifica in ambienti montani rocciosi con praterie e pascoli. La deposizione avviene fra marzo e aprile, max. metà marzo-inizio aprile. Le uova, 2 (1-3), sono di color bianco-grigiastro con macchie rosso-marrone o marroni. Periodo di incubazione di 88-94 giorni.
La longevità massima registrata risulta di 32 anni.

COROLOGIA E DISTRIBUZIONE GENERALE
Specie a distribuzione oloartica. In Europa è presente dalla Scandinavia alla Sicilia e dalla Penisola Iberica al Caucaso. La stima più recente della popolazione nidificante in Europa indica 8.400-11.000 coppie di cui 2.000-3.000 in Turchia, 1.300 in Spagna, 860-1.040 in Norvegia (BirdLife International 2004).
In Italia l’areale riproduttivo comprende le Alpi, gli Appennini e le zone montuose di Sardegna e Sicilia. Dopo un decremento demografico dal XIX secolo, dovuto alle persecuzioni, la popolazione ha mostrato negli ultimi decenni un leggero incremento con la rioccupazione di siti storici. La stima più recente della popolazione nidificante è di 486-547 coppie, di cui 368-404 sulle Alpi, 62-73 nell’Appennino, 41-53 in Sardegna e 15-17 in Sicilia (Fasce e Fasce 2007). Non sono disponibili dati significativi per stimare la consistenza della popolazione svernante in Italia.

DISTRIBUZIONE E HABITAT IN EMILIA-ROMAGNA
Specie sedentaria nidificante, migratrice e svernante irregolare.
In Emilia-Romagna è essenzialmente sedentaria; si riproduce nella parte medio-alta dell’Appennino ma è presente in tutta la fascia collinare e montana poiché numerosi individui immaturi non territoriali frequentano le aree adatte alla caccia fino al limite della pianura. Occasionalmente nidifica anche nella parte medio-bassa dell’Appennino. Nell’Appennino Tosco-Emiliano sono conosciute 16-22 coppie nidificanti di cui 9 nei confini dell’Emilia-Romagna nel 2003; la popolazione è stabile o in leggero incremento e sono possibili altre 2-3 coppie (una in Romagna e 1-2 in Emilia) di cui non sono noti i siti di nidificazione (Bonora et al. 2007). I siti potenzialmente idonei alla specie sono stimabili per l’Appennino Tosco-Emiliano in un terzo in più rispetto a quelli occupati. Le coppie sono più concentrate nelle parte ovest della regione e più isolate nell’Appennino romagnolo, fenomeno analogo a quanto accade sul versante toscano, attribuibile alle differenti caratteristiche orografiche del territorio. Una coppia possiede generalmente più nidi all’interno del proprio territorio riproduttivo che vengono utilizzati con rotazioni irregolari. Possono essere distanziati da poche decine di metri a molti chilometri (oltre dieci nel caso di due coppie in Emilia-Romagna). La rappresentazione topografica per la specie risente di questo fenomeno, in quanto non è possibile rappresentare i nidi alternativi di una stessa coppia che ricadono in elementi cartografici diversi.
La produttività risulta nella norma, mediamente di 0,5 giovani involati per coppia ogni anno con estremi tra 0,15 e 1,0 nell’arco di 15 anni per le due coppie rispettivamente più e meno produttive. Non sono eccezionali i casi di due giovani involati per coppia.
Oltre agli adulti nidificanti, sono presenti giovani dell’anno e subadulti di cui è nota la grande facilità di spostamento, nati localmente o provenienti da altre aree, che frequentano in particolare le zone collinari caratterizzate da vasti spazi aperti e calanchi. La presenza di immaturi, difficilmente quantificabile con precisione, è stimabile intorno a 7-10 individui (Bonora et al. 2007). In alcuni casi si sono osservati immaturi che hanno frequentato la stessa area per diversi anni e si sono successivamente spostati una volta assunto l’abito riproduttivo.
Le praterie di crinale, sfruttate per l’alimentazione, ricadono inoltre nell’home range di almeno 7 coppie nidificanti sul versante toscano.
Per questi motivi l’areale frequentato dalla specie (coppie riproduttive e immaturi) deve essere considerato coincidente con le zone aperte collinari e montane specialmente a minore grado di antropizzazione.
La specie può essere confusa con la Poiana. Le coppie nidificanti sono territoriali e occupano in genere gli stessi territori anno dopo anno; in un territorio vengono usati uno o più nidi anche per decenni. I siti di nidificazione della Regione sono in genere ben conosciuti e monitorati da volontari.
Predilige le zone montagnose con ampie praterie dove caccia e ripide pareti rocciose. I siti di nidificazione sono costituiti spesso da rocce di ridottissime dimensioni, a volte completamente nascoste dalla vegetazione arborea. E’ nota una coppia che ha nidi alternativi su una piccola roccia e su alberi. Per l’alimentazione frequenta pressoché tutti gli ambienti di collina e montagna poiché caccia un’ampia gamma di prede comprendente uccelli, mammiferi (fino alle dimensioni massime di una volpe), rettili nonché carogne di animali morti. L’introduzione della Marmotta nel crinale dell’Appennino ha incrementato le disponibilità alimentari per l’Aquila.

STATO DI CONSERVAZIONE DELLE POPOLAZIONI REGIONALI
Valutazione IUCN regionale: CR (D)
Consistenza della popolazione regionale: Popolazione nidificante: 9-12 coppie nel 2003 (Bonora et al. 2007).
Valore conservazionistico delle popolazioni regionali: La popolazione nidificante in Emilia-Romagna costituisce circa il 2% di quella nazionale.
Lo stato di conservazione della popolazione regionale è complessivamente soddisfacente.
La popolazione riproduttiva regionale costituisce circa il 2% di quella nazionale.
Su 9 siti di nidificazione accertati nel 2003 5 sono in Parchi nazionali (2) e regionali (3); quindi oltre il 50% della popolazione regionale nidificante ma meno del 30% di quella svernante è all’interno di Aree Protette Regionali.
Almeno l’80% della popolazione regionale nidificante e almeno il 30% di quella svernante è all’interno di siti Natura 2000.
Specie classificata da BirdLife International come SPEC 3 (specie con status di conservazione sfavorevole e popolazione non concentrata in Europa); la popolazione europea è piccola ma risulta complesivamente stabile dal 1970 (BirdLife International 2004).

PRINCIPALI FATTORI DI MINACCIA
I fattori limitanti noti per la specie in Regione comprendono:
- il bracconaggio (due abbattimenti di sub-adulti noti dal 2000, una cattura di un sub-adulto in una tagliola negli anni ’90), incluso l’uso di bocconi avvelenati,
- il disturbo al nido causato da escusionisti, fotografi, arrampicatori, compreso quello determinato dalle attività venatorie durante il periodo di insediamento delle coppie (gennaio-febbraio) nei siti idonei per la riproduzione,
- i lavori forestali in prossimità dei nidi (un caso di abbandono della cova per ceduazione nel 2003),
- la presenza di linee elettriche che causano elettrocuzioni e collisioni (sono noti i casi di due giovani folgorati appena dopo l’involo nel Piacentino e nel Forlivese, un caso è noto per l’area del Parco dei laghi negli anni ’80),
- il cambiamento e soprattutto la riduzione delle attività di allevamento e pastorizia nell’alto Appennino Bolognese,
- la riforestazione spontanea e artificiale dei terreni montani abbandonati che determina una perdita di habitat in cui vivono le prede cacciate dalla specie,
- la realizzazione di impianti eolici i cui studi di fattibilità interessano la maggior parte dei territori occupati in Regione.
Minacce potenziali sono l’apertura di cave in prossimità dei siti di nidificazione. La protezione della specie è ritenuta insufficiente da Bonora et al. (2007).

MISURE DI TUTELA E CONSERVAZIONE
Le azioni proponibili per la tutela della specie in Emilia-Romagna consistono nel:
- istituire vincoli di tutela per i biotopi accertati di maggiore importanza per la specie,
- mettere in sicurezza le linee elettriche presenti nelle aree più idonee alla riproduzione,
- limitare il disturbo venatorio nelle zone più idonee alla riproduzione durante il periodo di insediamento delle coppie,
- contrastare l’uso illegale di bocconi avvelenati,
- consentire la realizzazione di operazioni di taglio e gestione dei boschi solo al di fuori del periodo riproduttivo,
- predisporre un programma operativo efficace per il superamento dell’uso dei pallini di piombo nelle cartucce utilizzate per la caccia,
- limitare il disturbo antropico nelle zone idonee alla nidificazione e in particolare regolamentare le attività escursionistiche e del tempo libero in grado di arrecare disturbo alle coppie nidificanti e realizzare specifiche campagne di sensibilizzazione nei confronti di rocciatori ed escursionisti,
- conservare e ripristinare le superfici a prato e a pascolo in montagna,
- mantenere le pratiche agricole tradizionali nelle aree in progressivo abbandono,
- prevenire la realizzazione di centrali eoliche in aree di nidificazione, alimentazione e transito.

SEGNALAZIONI NELL'OASI
DATA STAZIONE RILEVATORE NOTE
01/01/2004 28/02/2007 OASI (in generale) Tinarelli Roberto (Ecosistema) frequenti osservazioni di una coppia con il giovane in agosto-ottobre 2006

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