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LISTA DELLE PIANTE DELL'OASI
>> ULMUS MINOR MINOR
Ulmus minor minor Mill.
Olmo comune
SISTEMATICA E TASSONOMIA
Divisione: Magnoliophyta
Classe: Magnoliopsida (Hamamelidae)
Ordine: Urticales
Famiglia: Ulmaceae
Sono presenti due sottospecie in Italia;
- Ulmus minor subsp. canescens (Melville) Browicz & Ziel. (irregolarmente distribuito in Centro-Sud Italia e assente in Emilia-Romagna).
- Ulmus minor Mill. subsp. minor (presente in Emilia-.Romagna).
CARATTERISTICHE Albero di prima grandezza che in condizioni ottimali può raggiungere i 30-(40) m di altezza e un diametro del tronco di 1,5-2 m., in casi eccezionali i 45 m di altezza e 3 m di diametro; molto spesso, in condizioni difficili, nei cedui e a causa di malattie, mostra un portamento arbustivo o come piccolo albero, nell'ambito di macchie formate da numerosi polloni radicali dato la grande capacità pollonifera della specie. Molto vigoroso e longevo, (400-500 anni), da giovane i suoi accrescimenti annuali possono essere veramente eccezionali, ma si mantengono buoni fino ad età avanzata.
L'apparato radicale è inizialmente di tipo fittonante e rimane tale per una decina di anni, poi robuste radici laterali da superficiali a mediamente profonde, sostituiscono il fittone e hanno tendenza ad anastomizzarsi (innestarsi) con radici di olmi adiacenti, questo fatto è una delle cause più importanti della diffusione della grafiosi nei consorzi forestali, ma soprattutto nelle siepi e filari.
Il fusto è normalmente dritto o leggermente sinuoso ha una corteccia inizialmente liscia e grigia con lenticelle orizzontali, che diviene man mano più spessa e si forma un ritidoma regolare con stretti solchi longitudinali più o meno suberosa di colore bruno scuro.
il legno è di tipo a porosità anulare, con grossi vasi visibili ad occhio nudo; è discolore con alburno chiaro, bianco-giallastro e duramen rosso bruno, venato a tessitura media-fine e con raggi parenchimatici visibili. È legno pregiato, il più ricercato tra gli olmi, facile da lavorare e tenace, impiegato spesso in marineria per la sua durabilità se sommerso. Per la sua bellezza (specialmente se marezzato) veniva usato soprattutto in ebanisteria fine, per mobili e pavimenti; la grafiosi ha reso di difficile reperimento tronchi di diametro utile per le lavorazioni. È buon combustibile.
Il Fiori, distingueva una varietà “suberosa” (Moench) che, già da giovane pianta, evidenzia una corteccia spessa e suberosa sia sul tronco sia sui rametti. Questa entità tassonomica non è riconosciuta come valida, ma viene considerata come semplice variabilità intraspecifica.
Ha crescita simpodiale di tipo monocasio, i rami principali sono ascendenti e slanciati e con l'età i rametti terminali diventano penduli; i macroblasti dell'anno sono sottili e normalmente glabri con lenticelle, le foglie sono portate in maniera distica (in modo alterno-opposto su uno stesso piano), anche i rametti laterali sono distici e acrotoni, (cioè i più lunghi sono quelli distali). I brachiblasti hanno di norma una pubescenza ghiandolare di colore bruno.
Le gemme a legno sono piccole, ovoidi e brune nerastre, pluriperulate, cigliate e divergenti dal rametto; le gemme a fiore sono di forma globosa.
Le gemme vegetative hanno dormienza accentuata, mentre le gemme a fiore sono molto precoci (marzo) e perciò soggette ai danni da gelate tardive.
Foglie semplici alterne decidue, a lamina ovata, obovata o anche subellittica, con margine doppiamente dentato; alla fogliazione si presentano con due lunghe stipole presto caduche, la forma e le dimensioni sono molto variabili, sia tra pianta e pianta, ma anche sulla stessa pianta e sugli stessi rami; le foglie apicali sono sempre di dimensioni maggiori.
Il picciolo è lungo 05-1,5 cm, mentre la lamina molto asimmetrica è variamente cuneata alla base e ad apice acuto di lunghezza da 3 a 11 cm con 7-12 paia di nervature secondarie.
La pagina superiore è verde scuro e può essere liscia e più o meno lucida o scabra e opaca e con radi peli, mentre la pagina inferiore è opaca più chiara ed anche pelosa lungo le nervature.
I fiori, sono ermafroditi, numerosi monoclamidati, disposti a glomeruli ascellari, di colore rosso porpora, particolarmente le antere, compaiono prima della fogliazione da fine febbraio a tutto marzo, l'impollinazione è anemofila.
Il frutto è una samara (frutto semplice secco) di 1,5-2 cm, di colore verde poi rossa, con corto peduncolo, compressa, con estensione membranosa a forma di ala, che circonda il seme per circa 7 mm, con una marginatura che quasi raggiunge il seme stesso. Il seme è situato nel terzo superiore del frutto, vicino all'apice smarginato.
La maturazione, che avviene in maggio, è quasi sempre abbondante, ma la percentuale di semi vani è molto elevata; i semi sono di tipo recalcitrante, perciò germinano subito.
L'Olmo campestre si propaga bene sia per seme sia per polloni radicali, che emette numerosi; se ceduato ricaccia vigorosamente dalla ceppaia con numerosi rami epicormici.
Oggi la specie è in forte declino soprattutto a causa della grafiosi, malattia provocata da un gruppo di funghi ascomiceti del genere Ophiostoma, la cui origine non è conosciuta con certezza, ma è molto probabilmente asiatica (forse giapponese).
La grafiosi colpisce tutte le specie di olmi, ma non con la medesima intensità. Le specie asiatiche hanno infatti un maggiore grado di resistenza: da ciò si può dedurre una loro più prolungata convivenza con il patogeno e, quindi, una probabile origine di questo in quell'area geografica.
Attaccata la pianta, il fungo blocca i vasi che conducono la linfa alle foglie, inibendo il trasporto dell'acqua e provocando l'ingiallimento delle foglie con successiva morte di parti di rami, branche o dell'intera pianta. La malattia può avere decorso cronico o acuto e i suoi sintomi sono:
- defoliazione anticipata a tarda primavera;
- disseccamento della chioma o di parte di essa;
- ripiegamento a uncino dei rami giovani;
- imbrunimento di un settore o di tutta la circonferenza dei rami o del tronco.
La diffusione del fungo patogeno viene facilitata da coleotteri del genere Scolytus o Pteleobius che compiono parte del proprio ciclo vitale nella corteccia degli olmi e dall'anastomosi radicale di piante vicine.
Intorno al 1920 il fungo raggiunse l'Europa a causa del commercio florovivaistico: la malattia fu descritta per la prima volta nei Paesi Bassi (da cui il vecchio nome di malattia olandese dell'olmo) e l'agente causale fu individuato in Ophiostoma ulmi. In Italia primo caso descritto di grafiosi risale al 1930. Dall'Europa, la grafiosi si espanse poi verso ovest piuttosto lentamente, raggiungendo la costa atlantica del Nordamerica (Chicago, 1960).
Intorno al 1967, l'Europa fu raggiunta da un ceppo molto più virulento della stessa malattia, il cui agente causale è Ophiostoma novo-ulmi. In una ventina d'anni morirono milioni di olmi, in particolare moltissimi tra gli esemplari di grande mole. Nella Penisola e nelle isole le perdite furono vicine al 100% degli olmi adulti. Tuttavia le specie di olmo in natura non sono minacciate di estinzione totale, poiché le piantine fino a 2–3 m di altezza sono indenni dalla malattia. La grafiosi, ormai endemica, ha però condannato l'olmo a trasformarsi da grande albero a piccolo cespuglio. P caesp - P scap Antesi: febbraio÷marzo
COROLOGIA E DISTRIBUZIONE GENERALE Europ.-Caucas. - Europa e Caucaso.
Ulmus minor si osserva dalla penisola Iberica alla Gran Bretagna alle coste del Mar Baltico, in Russia arriva al Volga e a sud al Caucaso, compreso la Turchia e parte del Nord Africa. Si ritiene che in Nord Africa e forse anche in Gran Bretagna sia stato introdotto per la sua importanza economica.
Distribuzione in Italia: Si trova in tutte le regioni comprese le isole.
DISTRIBUZIONE E HABITAT IN EMILIA-ROMAGNA Specie molto plastica, allo stato spontaneo lo possiamo trovare nei boschi xerofili a Roverella e in tutto l'orizzonte delle latifoglie eliofile, dal Lauretum sottozona fredda, fino a tutto il Castanetum. Negli Orno-ostrieti, con Leccio e Cerro, si trova sempre in modo sporadico, forse, potrebbe essere dovuto anche ad una azione antropica selettiva-negativa per il pregio del suo legname. Al Nord-Italia la sua naturale diffusione è nei boschi planiziali (Querco-carpineti planiziali) su suoli compatti, argillosi; si ritiene che questa specie sia addirittura pioniera su questo tipo di suoli. È stato molto usato per alberature stradali e come tutore della vite e perciò si osserva facilmente nelle siepi ai bordi dei campi coltivati che, se abbandonati, colonizza velocemente.
SEGNALAZIONI NELL'OASI |
DATA |
STAZIONE |
RILEVATORE |
NOTE |
20/10/2013
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Lungo Reno
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Andrea Serra (Ecosistema)
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09/06/2013
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Prati incolti in libera evoluzione lungo sentiero
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Sirotti Maurizio
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Visita addestramemento flora spontanea
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