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ROBINIA
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Robinia pseudoacacia L.
Famiglia: Fabaceae
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PORTAMENTO, TRONCO E RAMI
FOGLIE
FIORI
FRUTTI E SEMI
POSSIBILI CONFUSIONI
DISTRIBUZIONE
HABITAT
UTILIZZI E ALTRE INFORMAZIONI
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PORTAMENTO, TRONCO E RAMI
Cespuglio o albero deciduo, spinescente, i cui getti radicali, numerosissimi, si diffondono rapidamente, colonizzando in breve tutto il terreno disponibile. Fusti eretti, spesso biforcati, rami lisci, chioma ramificata, legno giallastro, corteccia rugosa grigio-bruna, fessurata longitudinalmente in età. Altezza 2-25 m.
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FOGLIE
Le foglie sono alterne, imparipennate con 6-7 coppie di segmenti, brevemente picciolate di forma ovale, a margine intero, di colore verde pallido, glabre, dotate di stipole trasformate in robuste spine falciformi.
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FIORI
I fiori hanno profumo intenso e sono riuniti in densi racemi penduli, fogliosi.
Alla base hanno calice vellutato, largamente campanulato, verde-chiaro e pubescente;
la corolla è papilionacea, bianca più raramente rosa.
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FRUTTI E SEMI
I frutti sono legumi lisci, coriacei, lunghi 5-10 cm, compressi, deiscenti, di colore rosso-bruno a maturità, rimangono sulla pianta per tutto l'inverno.
Contengono da 3-10 semi reniformi, molto duri di colore bruno.
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POSSIBILI CONFUSIONI
Possibile confusione con la Sofora (Styphnolobium japonicum
(L.) Schott) un albero per lo più coltivato come ornamentale ma talvolta naturalizzato. Quest’ultima specie si distingue per rami senza spine e per pannocchie erette.
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DISTRIBUZIONE
Originaria dell'America nord orientale, dove cresce allo stato selvatico nelle foreste della Carolina e della Virginia, nel 1601 fu introdotta in Europa come curiosità ornamentale da Jean Robin, curatore dell'Orto Botanico del re di Francia. All'orto botanico di Padova risulta coltivata già dal 1662. Dalla seconda metà dell’Ottocento, in Italia è stata impiegata in modo estensivo per consolidare gli argini delle prime linee ferroviarie in costruzione e in attività forestali per il consolidamento di zone denudate o franose. In questo modo si è diffusa un po’ ovunque. Attualmente è considerata specie alloctona invasiva in tutto il territorio.
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HABITAT
Specie molto frugale e di estrema adattabilità, indifferente al substrato, purché ben drenato e con una certa preferenza per terreni acidi; ama la luce e si presta per il consolidamento e miglioramento di terreni sciolti e franosi. Tende a formare dense boscaglie, ed è considerata una specie infestante a causa della velocità di crescita e dell'imponente apparato radicale che emette forti polloni e si diffonde dove nessuna specie arborea vivrebbe, ma soffoca anche piante di specie autoctone. Vegeta in boschi cedui puri, lungo scarpate, luoghi incolti, siepi, dalla pianura generalmente sino a 1.300 m, oltre 1.500 in certe zone del sud.
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UTILIZZI E ALTRE INFORMAZIONI
Sino alla fine del novecento, la specie è stata impiegata in modo massiccio in opere di “miglioramento” di aree difficili (suoli aridi, poveri, degradati, anche nudi) che la specie ha invaso rapidamente essendo in grado di fissare l'azoto atmosferico oppure in azioni di consolidamento di terreni franosi, grazie al solido apparato radicale. Per l'estrema rusticità, l’indifferenza al substrato e una modesta resistenza all'atmosfera inquinata, ha trovato a lungo utilizzo nei giardini urbani e come alberatura stradale. Purtroppo solo negli ultimi decenni ci si è resi conto dei danni che la specie stava generando negli ambienti naturali nostrani sia per la perdita di biodiversità sia per la riduzione dei servizi ecosistemici forniti. L’aggressività della
Robinia è dovuta innanzi tutto all’alta efficienza di entrambe le sue modalità riproduttive (vegetativa e per seme). La prima svolge ruolo essenziale nei popolamenti gestiti a ceduo o in qualche modo mantenuti giovanili da interventi di taglio, incendio, estirpazione, eliminazione parziale e altro. In questi casi si determina l’ampliamento progressivo del clone per riempimento degli spazi vuoti e per espansione periferica esterna. Ecco perché spesso in siti disboscati destinati all’edilizia si assiste all’esplosione di robinia nel giro di pochi anni. Nell’ambiente di fustaia la seconda modalità si somma alla prima per diventare poi determinante (boscaglie invecchiate). Interessa le piante sessualmente mature e indisturbate che producono nel tempo nuclei di fondazione irregolarmente distribuiti, dovuti alla dispersione dei semi. Nei boschi soppianta le specie legnose autoctone anche modificando i suoli. Il contenuto di azoto delle sue foglie è di 1.5-2.5 volte maggiore rispetto a quello di altre latifoglie grazie alla simbiosi con batteri del genere Rhizobium che fissano l’azoto atmosferico. La caduta delle foglie determina quindi un aumento dell’azoto nel suolo e quindi la comparsa di molte specie ammoniacali. A differenza di altre vegetazioni eutrofiche, è la presenza della robinia stessa che crea le condizioni per un insediamento della flora nitrofila e non il contrario. La capacità espansiva della robinia è massimale fintanto che l’uomo ne pratica la gestione, soprattutto attraverso il taglio ripetuto (ceduazione); pertanto, il recupero delle specie native e dei loro assetti naturali nelle cenosi infestate da robinia (boschetti e boscaglie) può avvenire solo a partire da 25-30 anni dall’ultimo intervento perturbativo antropico. Per accelerare questa ripresa, evitando che le piante ricaccino attraverso polloni radicali, è possibile praticare la cercinatura asportando un anello di corteccia largo 15 cm. In questo modo le radici delle piante non ricevono più gli elaborati della fotosintesi e nell’anno successivo l’albero può essere abbattuto senza rischio di reviviscenze. Oggi la Robinia viene considerata tra le piante alloctone invasive da monitorare per prevenirne inutili introduzioni e per gestire la diffusione delle popolazioni esistenti. Realisticamente sono invece non più attuabili azioni di eradicazione anche locale, vista la massiccia diffusione della specie stessa. Il legno bruno, duro e ricco di tannini, è resistente all'umidità, brucia bene anche quando è verde ed è lavorabile. Veniva quindi impiegato per lavori di falegnameria pesante, per paleria, per mobili da esterno, puntoni da miniera, doghe per botti e listoni per pavimento. I legumi freschi erano usati dai nativi americani per preparare uno sciroppo eccitante e narcotico. In periodi di carestia i semi contenuti nei legumi venivano usati per addizionare la farina; venivano anche tostati come surrogato del caffè. Essendo la produzione di nettare molto abbondante e facilmente raggiungibile dalle api, la robinia consente una discreta produzione a livello quantitativo e qualitativo di miele: chiaro, fluido (cristallizza molto lentamente, la sua fluidità è dovuta all'alta concentrazione di fruttosio circa 60%), delicato, dal gusto vanigliato, dall'odore fruttato, ricorda vagamente quello dei suoi fiori. Questo miele che può avere un leggero effetto lassativo. Nelle campagne i fiori della pianta si usano, quando non ancora completamente sbocciati, per preparare frittate o frittelle dolci in pastella, mentre aggiunti all'insalata conferiscono un gusto piacevole. I fiori secchi, sono usati per preparare un tè carminativo e stomachico; in alcune regioni il loro infuso è utilizzato anche per tingere di nero i capelli.
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